Dopo aver letto i primi 3 numeri di Billy Bat, posso affermare che … Urosawa si conferma come uno degli autori giapponesi più geniali!
Ecco l’abstract con cui viene presentato questo seinen thriller:
“1949, Stati Uniti. Billy Bat è la popolarissima serie di Kevin Yamagata, un noto fumettista americano. Eppure la strip potrebbe non essere nata in America: un altro Pipistrello sembra calcare da tempo il mondo del fumetto giapponese. Si tratta forse di un plagio? Partire alla volta del Giappone – Paese dove le ferite della guerra sono ancora aperte – è l’unico modo per scoprirlo…“
Bene, una volta letta questa traccia, così lineare … Ci rendiamo conto che la storia narrata da Urosawa non lo è. La trama è decisamente articolata.
Sin dal primo numero, infatti, i piani narrativi si moltiplicano e si sovrappongono a un ritmo incessante, si ha un passaggio repentino e inatteso tra ricordi, eventi passati, epifanie e momenti puramente introspettivi.
L’autore inoltre presenta sin dai primi capitoli la maggior parte dei personaggi, ci dà qualche traccia su chi sono e che influenza potrebbero avere, ma subito dopo li avvolge in un intreccio di intrighi e mistero.
Il lettore quindi si trova a mettere alla prova il proprio ingegno, districandosi tra rivelazioni, domande e dubbi… almeno fino a quando l’autore non deciderà di svelare la verità!
Per quanto riguarda il disegno, come sempre è accuratissimo, pulito e molto realistico, soprattutto nelle scenografie e nella costruzione degli ambienti (anche di lettura).
Insomma, Urosawa, con il suo solito genio, ha realizzato un intrigo da best seller che non può che catturare ogni lettore, trattando inoltre tematiche morali importanti quali l’esistenza e il confine tra il bene e il male (bianco e nero = bene e male = realtà e finzione).
“Dimmi una cosa. Sei bianco o nero?“
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