Non sono mai stata una grande amante dei supereroi, soprattutto a causa dell’infinita espansione trasversale e numerica di volumi e volumetti a loro dedicati.
Ma Batman per me fa eccezione, forse perché tanto super non è. È un essere umano, sicuramente con un grande senso di giustizia, accompagnato però da semtimenti quali tristezza, rabbia, desiderio di vendetta. Ha tanti strumenti che lo rendono Super, ma lui rimane un uomo, che vacilla, si pone domande… e poi tenta sempre di far giustizia (o vendetta?). Credo che sia questo suo lato oscuro ad attirarmi così tanto.
Se poi due maestri come Azzarello e Risso si riuniscono per ritrarre l’uomo pipistrello e le sue avventure… Come resistere?
Eppure, nonostante l’ottimo lavoro, non è una delle mie storie preferite.
Il volume di cui sto parlando è il cartonato edito da Planeta che raccoglie la saga di Batman Broken City (Batman 620-625), originariamente edita da Vertigo.
Qui ritroviamo un Batman nello stile Hard-boiled tipico di Frank Miller (Il ritorno del Cavaliere Oscuro) e Alan Moore (Batman:the killing Joke), vigilante di una Gotham City sempre più lugubre, alle prese con un’indagine inquietante. Risolvere il giallo sul delitto di una giovane ragazza incinta e sull’eventuale coinvolgimento del fratello della vittima.
Batman si troverà quindi costretto ad esplorare e investigare i meandri più oscuri del mondo malavitoso, incontrando e scontrandosi con molti dei suoi nemici storici (troppi, secondo me). Sarà anche costretto a misurarsi con il suo passato, o meglio con i sensi di colpa e il dolore che hanno caratterizzato la sua vita.
Onestamente, dal punto di vista scenografico, forse un po’ troppo simile a quello di altri autori.
Sembra quasi che Azzarello abbia avuto timore di questa sua prima esperienza nel mondo DC e supereroistico e si sia ispirato, in modo eccessivo, ai grandi che lo hanno preceduto.
Per quanto i testi siano di altissimo livello, intimi e colmi di malinconia, in alcuni momenti quasi poetici, richiamano troppo lo stile pessimista e lo humor macabro di Frank Miller in Sin City.
Per quanto riguarda i disegni, Risso è come sempre incredibile, una Gotham City noir più che mai, un Batman disegnato per sottolineare al massimo i suoi tratti “oscuri”, scenografie e momenti d’azioni con inquadrature e giochi di ombre eccezionali.
È, in conclusione, una storia che merita sicuramente di essere letta, ma allo stesso tempo non è un albo che vi “obbligherei” ad avere nella vostra libreria.
L’Annina
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