Oggi mi trovo a recensire un capolavoro di Miguelanxo Prado. È da un po’ che non scrivo su fumetti d’autore, ne ho letti alcuni, ma avendo scelto questo tra tutti (per ora), sapevo che la recensione di Segno di gesso avrebbe richiesto la dovuta calma e attenzione.

Questa storia parla di un sentimento composto da sensazioni, pensieri e sentimenti di singole persone, tutte parimenti protagoniste. Narra di un incontro, sta al lettore (alla fine) decidere se reale o illusorio, in una piccola isola con un faro abbandonato e una diga frangiflutti, lunga e bianca, proprio come un segno di gesso.

Per quanto il racconto possa sembrare lineare sino alle ultime vignette a una lettura superficiale, se letto con attenzione si noterà invece un profondo senso di mistero che avviluppa i nostri pensieri mentre scorriamo le pagine, la sensazione alquanto strana che l’autore ci coinvolga a tratti, in profondità, all’interno della storia e della psicologia dei personaggi, per poi estraniarci dal tutto, come se d’improvviso di trovassimo a guardare la vicenda da lontano, dall’alto… come i gabbiani.
Questa modulazione di sentimenti e di coinvolgimento del lettore è data anche dalla tecnica pittorica utilizzata da Prado, caratterizzata da profonde inflessioni cromatiche e di luce che creano o meglio suggeriscono al nostro cuore il contesto emotivo del momento narrato.

Trovo inoltre notevole l’epilogo dell’autore, il quale ammette e spiega le infinite possibilità di lettura di questo fumetto, così come le difficoltà in cui potrebbe incorrere sia un lettore approssimativo sia un lettore desideroso di trovare la verità, il vero senso della storia.
Per quanto mi riguarda, direi che questa storia può essere adatta ad entrambi. Il primo probabilmente troverà un racconto romantico, malinconico e sensuale di fronte a sé, senza la necessità di porsi grandi domande. Il secondo invece sarà tentato di leggerlo una seconda volta, per scoprire dettagli casomai sfuggiti e per confermare la propria interpretazione dell’opera.
Io personalmente ho preferito fermarmi, non importa se la mia “versione dei fatti” sia quella corretta. Perché? Perché non voglio perdere, almeno per un po’, l’intensità delle emozioni, dei colori, della poesia e, perché no, delle illusioni che ho accumulato durante la prima lettura.

Ovviamente consigliato.

L’Annina

P.S. Per chi tiene conto di questo tipo di informazioni, soprattutto per scegliere, quest’opera è la più premiata del fumetto spagnolo. Ha infatti vinto:

  • 1993: Miglior libro dell’anno in Francia
  • 1994: Miglior libro dell’anno in Austria
  • 1994: l’Alph Art ad Angouleme
  • 1995: una Nomination all’Eisner Award

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