Fagin l'ebreo Will EisnerPer rilassarmi dopo pranzi, ceni e viaggi di Natale, oggi ho letto uno dei tanti capolavori di Will Eisner e, ovviamente, ora son qui da voi per scrivere la mia recensione di “Fagin l’ebreo”. Un fumetto il cui fulcro è la distinzione tra i buoni e i cattivi, o meglio la loro rappresentazione in letteratura e la lotta dell’autore contro suddetti clichés.

Io sono Fagin, l’ebreo di Oliver Twist. Questa è la mia storia, taciuta e ignorata dall’opera di Charles Dickens“.

Il Maestro, sebbene ammetta di essere stato anche lui usufruitore di tali “classificazioni” durante la creazione di alcune sue opere (Ebony, la spalla di The Spirit), proprio da questa consapevolezza ha tratto la sua forza nella lotta contro gli stereotipi razziali, in particolare quelli antisemiti.

Eisner trasforma così la sua graphic novel in un luogo di incontro tra Fagin e Dickens, al quale il primo racconta la propria storia, affinché lo scrittore conosca la sua realtà e, soprattutto, si chiarisca che l’essere ebreo non può divenire uno stereotipo, per di più negativo.

Fagin inizialmente infatti sembra voler riscattare solo la sua immagine, narrando al romanziere come sia arrivato ad essere il ladro malfattore di Oliver Twist, attraverso la propria storia di povertà, solitudine, inganni e speranze infrante.
Con lo svolgere del fumetto, invece, capiamo che la volontà di Fagin è un’altra: combattere per un’ultima volta per contrastare la facilità con cui vengono creati e seguiti determinati stereotipi… perché tutti, indistintamente dall’origine, possono essere ladri o brave persone!

…Verità?… indicare un uomo riferendosi solo alla sua razza è “verità?… (Fagin a Dickens)

Sia dal punto di vista narrativo sia dal punto di vista grafico il fumetto è un capolavoro fatto di un buon ritmo tra dialoghi, didascalie e disegni. Le didascalie in particolare sembrano fondersi con le vignette e allo stesso tempo vi si intromettono, tutto per dare maggiore forza alla narrazione e aiutare il disegno ad esprimere emozioni e stati dei personaggi.
Dal punto di vista grafico, che dire? La scelta del colore e la sapienza d’uso delle sfumature, la caratterizzazione a volte quasi estremizzata dei personaggi (quasi a dover da sole narrare la storia) sono elementi caratteristici di Eisner e, come sempre, eleganti e piacevoli.

L’elemento comunque che salta all’occhio è la dignità e il sottile velo di ironia con cui il protagonista racconta le varie vicissitudini grazie alle quali, quasi spontaneamente, Fagin comincia a diventare simpatico al lettore (sentimento sicuramente contrastante a quello provato per lui dopo aver letto il romanzo).

Se devo fare un appunto negativo, posso dire che i capitoli dedicati a riassumere la storia di Oliver Twist sono forse un po’ troppo melensi e poco credibili… Sembra strano che Fagin rappresenti Oliver in modo così angelico… Ma, onestamente, credo che questa mia nota sia dettata più dall’antipatia che ho sempre provato per quel ragazzino che dalla narrazione di Fagin/ Eisner!

In conclusione? Una lettura davvero gradevole, anche per chi non ha letto il romanzo di Dickens.

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